Le Poesie dell'edizione 2017
Vincitori sezione poesia in lingua italiana
Franca Mancinelli - I classificato - Ho visto gli occhi degli alberi
Ho visto gli occhi degli alberi
nel folto una scossa
di chiarore
rimasto - a vegliarci
come fitta
pioggia che aspetta.
*
ogni gesto una foglia.
Così nel mattino
ramifico secondo la luce.
Alberi maestri
a spalancarmi il petto
con la forza che viene
da un seme.
*
crescendo lungo i rami della specie
-la nuca, una cima
in ascolto tentenna
tutto l'andare è tornare
un fascio di legna raccolta.
La sua fiamma
mi schiuderà le mani.
Antonio Cosimo De Biasio - II classificato - Il mondo è piatto e l'alto cielo è tondo
Vi saluto, ragazzi, tomo in Cina
prendo il volo alle nove- da Milano:
quasi il cinquecentesimo aeroplano
che mi allontana dalla Valcellina
dove pensavo di passar la vita ...
Poi troppi treni, troppa strada a piedi
mi hanno portato via dai miei magredi,
e ora tutto mi sfugge tra le dita.
Ho fatto tre milioni di chilometri
e non mi sono mosso mai dal posto
che per la Terra chissà chi ha disposto
nell'universo con metri e goniometri ...
Il mondo è piatto e l'alto cielo è tondo:
questo credevano un tempo i cinesi;
e forse, senza tanti sottintesi,
lo credo ancora anch'io in fondo in fondo
Fosca Massucco - III classificato ex aequo- Di sotto ai ciglioni tutto un richiamo
Di sotto ai ciglioni tutto un richiamo,
un'invocazione alla resa nel cammino.
Voltarsi indietro, descrivere forme di sale
erbe marce e rosmarino
descrivere forme di sale e confortare Idit
voltarsi è conforto, sosta infinita e celeste.
Camminare velocissimi, perdere il fiato
nel silenzio boccheggiare,
il respiro nelle orecchie come sott'acqua.
Fuori, dentro, ossigeno, sale.
Laferrere dava tranta per geugh,
preciso, un chirurgo - ottanta metri
perfetti. E nelle vigne ancora frusciano le voci
che lo cantavano campione,
Laferrere di sale, indietro.
Chi ascolta dopo di me?
Lontano scricchiola un lucherino catturato
ancora convinto di raggiungere libero le fratte.
***
NOTE AL TESTO - (Di sotto ai ciglioni tutto un richiamo)
* ldit: la moglie di Lot
* Laferrere: uno dei più grandi campioni di pallone elastico delle Langhe del primo novecento
Federico Zucchi - III classificato ex aequo- Camera d'ospedale con vista
C'è una porta finestra
e ci sono i campi e gli uccelli
e perfino la primavera non resta
in disparte in un altro reparto.
Conti i merli e le cince
ripensi alle briciole sparse
tasti la notte a due passi
per ricordare che il mondo
là fuori respira.
È importante questa porta finestra
quasi quanto
le mani che danno
assistenza e portano acqua
su labbra contuse e radono
scabre guance levriero
nel dolce ristoro
d'amore sollievo.
Accanto ai campi, vicino
alle bocche dei gelsi custodi,
rimanga aperta questa veduta
oltre la resa delle pastiglie.
Rimanga riflesso
sul comodino
questo mattino
di tortora azzurra.
Vincitori sezione poesia nelle lingue delle minoranze etnolinguistiche italiane e nelle parlate locali
Gian Citton - I classificato - Quadret al porto de Pigàdia (Isola di Karpathos)- Quadretto al porto di ...
An nono sut co na barba d' ardzento,
na barba d'Agamenone squadrada
- na barba greca - boca soridente,
sentà su na carega in fazha al porto
el cegn an nevodét sui sò dzenòci
(an banbolot tut òci inbarlumidi)
pontà su le ganbéte badanòte. **
Come zherte Madone del Belini
che le mostra el so Tato drét in pié
squasi a ofrirnelo el fruto del so godo,
cussì 'l stéa 'l picinin sòra i dzenòci
de sò nono content che pa 'l nevodo
la dzent la se fermesse e fesse òci.
Ma quant pì bèla la fazha brustolada
e la boca ridente de quel nono!
a céner streta la so vita in quela
nova vita mcalmada tei so brazh.
Vècia pianta desméntega del vent,
tuta investida de felizhità.
QUADRETTO AL PORTO... - Un nonno asciutto con una barba d'argento, / una barba d'Agamennone squadrata / - una barba greca - bocca sorridente, / seduto su una sedia in faccia al porto / tiene un nipotino sulle sue ginocchia / (un bambolotto tutto occhi sgranati) / puntato sulle gambette pienotte (come i baccelli dei fagioli). / Come certe Madonne del Bellini / che mostrano il loro Bambinello dritto in piedi / quasi a offrircelo il frutto del loro godimento, / così stava il piccino sulle ginocchia / di suo nonno contento che per il nipote / la gente si fermasse e facesse tanto d'occhi. // Ma quanto più bello il volto bruciacchiato/ e la bocca sorridente di quel nonno! / a tenere stretta la sua vita in quella / nuova vita innestata nelle sue braccia. / Vecchia pianta incurante del vento, / tutta rivestita di felicità.
Silvio Ornella - II classificato - La lòibia dai suns - Il portico dei sogni
Recuàrt da la nèif
di pìssulis olmis ch'a s'ciampin
leterutis ta la pagina blancia
e davòur la ciera ch'a
s'insumièa
dai vers stonfs
dal sanganìs da la primavera.
E 'I scur si ferma
coma un cian da ciassa
ala maravèa
Ti s'ciassis il rovàn da li mans
ti struchis i vui clars
ti i u sfuarsis
in mies da l’aga dal frèit
par rivà in sima la riva
dulà che la lus a nas.
A è ora di inpià la lus di paia
ta la lòibia dai suns
il mont dal rusin e da la suris.
Tal flanc la tassa
cu li musutis dai murièi.
Tal cianton il clarugèl
il roco sbusàt
i zèis in fas.
Ta chelaItri i manis lustris
la manara ch'a supa 'I soc
li flamis da li sclampis
ta la casseta parsora il ciar.
Dut chel ch'a si dopra
dut chel ch'a si à dopràt
e no si dismintia.
E ti sos encia tu
un on in banda dal mont
un on belsòu ch'al varda
ch' al caressa cui vui
spetànt
ch'a lu clamin a sena.
Il portico dei sogni
Ricordo della neve/ di piccole orme in fuga/ letterine sulla pagina bianca/ e dietro laterra che si sognai i verdi fradici/ il sanguinare della primavera./ E il buio si arresta/ come un cane da caccia/ alla meraviglia di quel chiarore./ Scuoti il paonazzo dalle mani/ spremi gli occhi chiari/ li sforzi/ in mezzo all'acqua del freddo/ per arrivare in cima al pendio/ dove la luce nasce/ E’ ora di accendere la lampadina di paglia/ del portico dei sogni/ il mondo della ruggine e del topo./ Sul fianco la catasta/ con le faccine dei tronchetti. / Nell'angolo il telaio dell'aratro/ la vecchia bicicletta bucata/ i cesti sfasciati./ In quell'altro i manici lucenti/ l'accetta che succhia il ceppo/ le fiamme dei ciocchi/ nella cassetta sopra il carro./ Tutto quello che si adopera/ tutto quello che si è adoperato/ e non si dimentica./ E sei anche tu un uomo in parte al mondo/ un uomo solo che guarda/ che accarezza con gli occhi/ aspettando/ che lo chiamino a cena.
Pier Franco Uliana - III classificato - Là in cao - Là in fondo
Qua, nte sto bus ntra ί arboi, ani de piova
i à slissà ì so òs, bisi fa al calcar
de le crode, a la lus dal scur vegneste
a recordarne quel che desmentegar
se νοl, incoi par al médol scava
al fis'cia quel istes vènt che 'l busnéa
par i cavéi poch prima de morir,
qua gnanca pi l’umbria la lo vestis
gné al feniscol che da par tut al cres
e gnent pi’l parla de lu, gné a lu ‘l sol,
qua l'é stat buta drento, l'èra drio
scanpar, opura driο inseguir, nteI pien
dei ani, co voze che la se spandéa
par un bosch che nο ‘l podéa dar salveza.
Là in fondo ...
Qui, in questa foiba tra gli alberi, anni di pioggia / levigarono le sue ossa, grigie come il calcare / dellerocce, alla luce dal buio venute / a ricordarci ciò che dimenticare / si vuole, oggi per il midollo scavato / fischia quello stesso vento che stormiva / tra i capelli poco prima di morire, / qui neanche più l’ombra lo riveste / ne il muschio che ovunque cresce / e niente più parla di lui, né a lui il sole, / qui dentro fu precipitato, stava / fuggendo, oppure inseguendo, nel pieno / degli anni, con voce che si dispiegava / per un bosco che non poteva dare salvezza.