Le poesie

Le Poesie dell'edizione 2016

Vincitori sezione poesia in lingua italiana


Ivan Fedeli - I classificato - La mamma di Michelle

La mamma di Michelle dà del tu a tutti

e chiama amore chi capita a tiro

prima di sparire in un sorriso.

Questione di nomi dice mentendo

un po' tra le chiacchiere al bar e il silenzio

dei figli la sera. Di lei non sanno

l'idea di un mare più in là o il senso

di fatica delle nuvole a nord,

dove anche il cielo si abbassa di colpo

sui tetti e stagna allo sguardo. Vorrebbe

la vita lunga per sé e un sogno vero

che vinca la notte ogni tanto, giusto

per credere senza vergogna a un dio

buono. E veste alla meglio carezzando

la gonna che fa bene al cuore pensa

quando pensano a lei. Cose da nulla

mentre si specchia furtiva qua e là

per non dare nell'occhio, ma si piace

proprio come mamma l'ha fatta e mostra

le spalle finché si può. Poi si girano

in molti, quasi nel gesto ci fosse

un sentore di rivincita, senso

di appartenenza. Così l'esistenza,

la resistenza al mondo che si dà

per meraviglia qualche volta e in cambio

non ha nulla, le basta la realtà

di un giorno o che succede in giro, a turno.




Fulvio Segato - II classificato - E' questo il tempo

E' questo il tempo girato il secolo,

di ammucchiare sterpi e stracci

nel fondo della caverna, sfregare

pietra su pietra, scintilla e fuoco.

Ritornare nell'infanzia della lingua,

del baratto della conchiglia,

la conta delle ossa, la divisione esatta

della preda cacciata, del merlo

e del fagiano, del ringhio

dei cani alle porte, della notte

senza i nomi per le stelle.

Gli ultimi vecchi avevano

la giacca di buon fustagno,

ne avevano cura ogm giorno

la spazzolavano, come i guerrieri

i cavalli impastoiati, si guardavano

negli occhi prima di dormire.

C'è una parete liscia

in fondo alla caverna

e bisogna difenderla

e trovare qualcuno,

un uomo buono e onesto,

che sappia disegnare,

che ci faccia di profilo

come i bambini fanno;

il padre grande, la mamma

coi capelli lunghi e noi in mezzo,

e una freccia e una scritta

'Questo sono io .'




Ivano Mugnaini - III classificato - In fondo

In fondo, alla fine di tutto

questo rumore insulso e ingombrante

resterà un alito leggero, la gonna

di una ragazza bellissima

che ci passa accanto pensando

alle sue storie, ai suoi amori,

e ci considera ostacoli

di scarsa consistenza, fiori finti

in un vaso di plastica marrone.

Resterà un manifesto su un muro

accanto alla pubblicità di uno spettacolo

scaduto, un circo passato via,

un volantino sbiadito.

Resteranno due date casuali,

un inizio e una fine, e sotto due vecchi

che leggono, venti minuti per riga,

sguardo fisso, insondabile.

Impossibile dire se sia una specie

di pianto o il ghigno malcelato

di chi può dire ti ho fregato, sono

ancora qUl.

Prego solo per questo: non mettete

il mio nome su quel manifesto.

Questo solo chiedo, quando arriverò

in fondo al tragitto mettete al posto

del mio nome un racconto

senza senso, una vicenda tragica che faccia

ridere, una faccia folle, tremenda,

e quindi buona, che ti prende piano

la mano

e ti trascina via.




Mauro Barbetti - Finalista - Migrazioni

Tutti gli uomini che passano

da sponda a sponda

il bagaglio il vestiario

sottrarre e sotterrare

- erano occupazioni umane

fin dall'inizio - e durano.

Non sono madri a scampo

quelle che traversano

questo braccio di mare

né padri in pausa pubblicitaria

o bambini come i nostri.

Più dei nostri hanno

un'impedenza allo stomaco

e la sfortuna a vegliarli

dentro un incavo posto là

dietro la nuca.

Noi qui ci rivolgiamo a oggetti

chiamandoli con nome proprio

esponendoli nel cartiglio personale

anagrafandoli in moglie e figlio

e pesano le tasche

di un peso grave e a fondo

un tanto di zavorra e millibar

che s'avverte sopra.

Se non tomo

sai dove anch'io sono

nelle mattine d'arancia

nella rosa dei venti

in tutto il niente del cielo

e del mare sotto.

A fondo.

Senza nemmeno la fame

a giustificarmi.




Leone D'Ambrosio - Finalista - Salverei il silenzio più della parola

Noi abbiamo fatto l'abitudine

a vivere fuori tempo, figlio mio,

al sordo passaggio dall'ora legale

e non dividere nulla con nessuno.

Ma è soltanto una combinazione

sottile quanto l'infinito

che percepiamo all'orecchio

mentre tutto si conclude.

Non andranno perdute le cose

se lasciate al proprio posto,

io salverei il silenzio più della parola

perché racchiuda in sé la misura

della nostra anima infranta.




Antonio Cosimo De Biasio - Finalista - Viviamo, Silvia, un tempo relativo

Viviamo, Silvia, un tempo relativo

Che non si sa se scorre avanti o indietro;

Per misurarlo ognuno ha il proprio metro,

Non tutto accade in modo certo e univoco;

Anch'io, ti giuro, faccio confusione:

Se il treno che non passa lo conduce

Uno che pensa agli astri, agli anni luce,

Che vuoi che conti un minuto in stazione?

Ma per la particella elementare

Che vive una frazione di secondo

Meno di un attimo è il suo intero mondo

E le basta per nascere e invecchiare.

Achille che rincorre tartarughe,

Hui Shi che va a Yue oggi e arriva ieri:

Assiomi, rompicapo, gran misteri ...

E il neonato che già mette le rughe.

Anch'io ho aspettato un treno, un'auto, un volo

Timbrato il cartellino alla tagliola,

Sognato sveglie con la museruola ...

E sono ancora incerto. Ancora solo




Manuele Morassut - Finalista - Da anni il ripostiglio

Da anni il ripostiglio è pieno di vuoti.

Barattoli di vetro, bottiglie, scatole di latta.

Tutti in attesa di

passata di pomodoro dell' orto,

vino di produttori sconosciuti,

biscotti fatti in casa.

Tutto in attesa di

essere riempito di un senso o di un sogno,

ora che le frnestre senza imposte

lasciano entrare la luce della nuova stagione.




Vincitori sezione poesia nelle lingue delle minoranze etnolinguistiche italiane e nelle parlate locali



Maurizio Casagrande - I classificato - Congedo

Ciare 'olte te me vardi

e mi no so sa te me 'edi

te me scolti

no so cassa ca te pensi

fursi te preghi

te ciami socorso

te vurissi sigare

'e to man xe senpre

xonte 'i to 'avari

se move sa te vardo

da vissìn

te sì scoasi on gardeìn

sensa pene sensa forse

coe satine fine fine

'a testina ca fa banda

tuta caanta da on cantòn

e vurìa tanto jutarte

vurìa dite tante robe

ma no go pì gnanca 'ose

tuto coeo ca posso darte

xe soeo on baso e caressarte

nea to casa sol to 'eto

co 'na man sora el to peto

ca 'I pare on màntese sbusà

Congedo

Qualche volta tu mi guardi

e io non so dire se mi vedi

se mi ascolti

non so nemmeno cosa pensi

forse preghi

invochi aiuto

vorresti gridare

le tue mani stanno sempre

congiunte le tue labbra

si sollevano appena

se ti osservo da vicino

sei diventata un cardellìno

senza piume senza forze

le zampette esilissime

il capo che si reclina

interamente da una parte

e vorrei tanto aiutarti

vorrei dirti tante cose

ma la lena viene

meno tutto ciò che posso offrirti

è solo un bacio una carezza

nella tua casa sul tuo letto

con una mano sul tuo petto

che sembra un mantice sfondato




Azzurra D' Agostino - II classificato - Guardéer

Guardéer al corsa dal biziclett

con al mi' non

l'era com ciaper la comunica:

tot i sant nominà

c' dopp as dveva ciamer al pret in cà.

Ma c'meravija la disisa

aria fresca in faza lizira lizira.

Guardare

Guardare la corsa delle biciclette

con mio nonno

era come prender la scomunica:

tutti i santi nominati

che dopo si doveva chiamare a casa il prete.

Ma che meraviglia la discesa

aria fresca infaccia leggera leggera.




Pier Franco Uliana - III classificato - Parde là

A pas lidier la cèrva la ghe va

incontra a l'orivo ndove i salez

i met i primi but, la bat al troi

de la nef de la vèrta, ògnequaltrato

la trà, squasi a assar indrio la mòrt

che la ghe mòrz le cadice, al so vèrs

l'é 'n reciamo che 'l sgorla in cao al bosch

al costà dei faghèr, na ora la val

n'altra stajon intiera, na nassesta

che la fà del futur tut al presènte,

la se met prèssa, al so òcio l'é 'n mondo

che 'l sògna na ciarèla che la sìe

cesura de èrba, co 'n ùltemo sfòrz

la salta 'l fil spinà, vers un tènp novo.

Oltre

A passo leggero la cerva va

incontro al limitare dove i salici

mettono i primi germogli, batte il sentiero

della neve primaverile, ogni tanto

scalda, quasi a lasciare indietro la morte

che le morde le caviglie, il suo bramito

è un richiamo che scuote in fondo al bosco

il costato dei faggi, un'ora vale

un'altra stagione intera, una nascita

che fa del futuro tutto il presente,

si mette fretta, il suo occhio è un mondo

che sogna una radura che sia

recinto d'erba, con un ultimo sforzo

salta il filo spìnato, verso un tempo nuovo.




Emanuele Bertuzzi - Finalista - Friguis

Chi il pi al ven di par di.

Somea fin nuia,

ma è par chel che adès i voi sta contént:

vuardà 'na zornada fin insòmp

intànt il timp,

chel,

al passa.

Jo i vif

Àlc a mi susseit

e il coragju di dilu

al è sempri dongja ulì.

I vif

Ma bel belu,

avonda bel belu;

di bot mi iòt.

A pàr ch'i volini ducj disi n'altra roba

e propit adès,

fin a crodilu un sun chel mai

Briciole

Qui il più vien giorno dopo giorno.

Sembra fin niente,

ma è per quello che ora voglio esser felice:

guardare una giornata sino alla fine

intanto il tempo,

lui,

scorre.

lo vivo.

Mi accade qualcosa

e il coraggio di dirlo

è sempre li vicino.

Vivo.

Ma piano,

molto piano;

quasi mi vedo.

Sembra che vogliamo tutti dire un'altra cosa

e proprio adesso,

fino a crederlo un sogno que mai




Nelvia Di Monte - Finalista - Souvenir di Aleppo

E àn il rifles de lune al amont,

i pindui: la filigrane d'arint

e ricame tant lizere il vueit che

o ài pòre a dopràju, mai che cjavei o

majons s'intortein intòr e nissun

nol savarès comedàmi il ricuart.

Strade dai orèsins tal suq, butegute

pòc plui grande di un armaron che in doi

e jè fature a giràsi - "Good choice, madam!

There is also a necklace, same model" -

"That's enough, thankyou" - "Where are you from?

Oh, italiani! Bella Roma, Florence ...

from Milano? Good!" - "How much?" - "Prezzo buono, .

only far you: it 'sjust your lucky day!" - *

Un marum mi cjape ogni volte che

ju ten in man, e a san masse ains ormai:

varàno bombardàt ancje chè strade?

E il paron, se no j àn rafàt la vite,

dulà spietial ch'a tornin dis di pàs?

Cualchidun nol jere arabo ma armeno

- e spiegave la guide - a fasevin

comercios lì sin dal timp de diaspore.

M'indalegrin simpri incontros e incròs ...

gnot dal hotel: minarèts di une bande,

tòrs tun altri cuartir - il lòr profil,

filigrane di lùs te scuretàt -

Stradis e monuments: saressio buine

di ricognossiju, cumò, tal miez

di maseriis e veris crevàts?

Al sarès vonde tira fùr lis fotos

dal viaz par vèju due' intirs sot i voi ma

no ài cm, o ài pòre ch'al sedi stàt

il nestri lucky day dame chè volte.

Souvenir di Aleppo

Hanno il riflesso della luna al tramonto,

gli orecchini pendenti: la filigrana d'argento

ricama così leggera il vuoto che

ho paura a usarli, mai che capelli o

maglioni si attorciglino intorno e nessuno

saprebbe aggiustarmi il ricordo.

Via degli orafi nel suq, negozietto

poco più grande di un armadio che in due

è difficile girarsi - "Good choice, madam!

There is also a necklace, same model" -

"That's enough, thankyou" - "Where are youfrom?

Oh, italiani! Bella Roma, Florence ...

from Milano? Good!"- "How much?" "Prezzo buono,

only for you: it 'sjust your lucky dayl" - *

Un magone mi prende ogni volta che

li tengo in mano, e sono troppi anni ormai:

avranno bombardato anche quella strada?

E il padrone, se non gli hanno rubato la vita,

dove aspetta che tornino giorni di pace?

Qualcuno non era arabo ma armeno

- spiegava la guida - commerciavano

lì fin dall' epoca della diaspora.

Mi rallegrano sempre incontri e incroci. ..

notte dall'hotel: minareti da una parte,

campanili in un altro quartiere - il loro profilo,

filigrana di luce nell' oscurità -

Strade e monumenti: saprei

riconoscerli, oggi, in mezzo

a macerie e vetri infranti?

Basterebbe tirar fuori le foto

del viaggio per averli tutti interi sotto gli occhi ma

non ho il coraggio, ho paura che sia stato

il nostro lucky day quella volta soltanto.


* "Buona scelta, signora! C'è anche la collana, stesso motivo" - "Bastano questi" - "Di

dove siete? Oh, italiani! Bella Roma, Firenze ... da Milano? Bene!" - "Quanto costano?" -

"Prezzo buono, solo per lei: è proprio il suo giorno fortunato!" -




Francesco Gabellini - Finalista - Am sò fat lègn

Am sò fat lègn, arn sò fat vidre e sas

par fèm fradèi de tèrnp. Am sò fat rèda

e mataraz. La nòta drì m'una gòcia

d'aqua ch'la bat, a sò stè bon e zèt.

A n pèns piò i tu bès, e' tèrnp u s'è fat

grand, admèn l'è gnìnt ancora adès.

Vòse da la corta, una volta ui era

un figh, adès i còmda di mutur:

guèrdle, u s'è fat òm, l'era un fringuèl.

E' lasa snà di ségn e' tèmp, sihà di svùid ..,

I partès i rnutur, cumè foie ch'us

li porta via e' vènt, tra poch i sarà

dalòngh. Savè snà cus ch'l'è e' rnurnènt, gnìnt,

una carèza, quèi che apèna l'arvènza,

l'ombra dia mèna tla memoria.

Mi sono fatto legno

Mi sono fatto legno, mi sono fatto vetro e sasso

per essere fratello del tempo. Mi sono fatto rete

e materasso. La notte appresso a una goccia

d'acqua che batte, sono stato fermo e in silenzio.

Non penso più i tuoi baci, il tempo si è fatto

grande, domani è niente ancora adesso.

Voci dalla corte, una volta c'era

un fico, adesso aggiustano certi motori:

guardalo, si è fatto uomo, era un fringuello.

Lascia solo segni il tempo, oppure assenze.

Partono i motori, come foglie che se

le porta via il vento, tra poco saranno

lontani. Sapere solo cos'è il momento, niente,

una carezza, quel che rimane appena,

l'ombra della mano nella memoria.




Clara Kaisermann - Finalista - Gnènt da dir

Gnènt da dir. E'n muìon de modi

per èsser boni da sgrifarghe l'anima

a chi che gavén arènt.

En de sto mondo pien de sartérì.

tuti boni de tacarte adòss enprèssa,

senza tant pensarghe su, 'n mucio de 'tichette,

che no te resta fòr gnanca na ònqìa dei pèi,

sarìa bel trovar fòra un de sti dì

'n par de aie, come i pàsseri.

Podér nar a scénderse 'ntrà

i rami de quel'alber

al temp dei pèi i postadi sul triciclo,

'I ne paréva grant come 'n gigante.

E'n de sto corer pieni de rabia

per volér a tuti i costi arivar lontan,

nascorgerse che 'nveze sarìatant pù bel

trovarse lì, endé che tutt l'è scominzià,

quando gh'èra ancòr en mìgol de sentiment.

Perché se per disgrazia

se crepa el fil de sto modo de viver,

adèss, anca se sen grandi, adesso,

no sen pù boni de 'n giontarlo,

no sen pù boni de far qròpi che tegn.

Niente da dire

Niente da dire. E un milione di modi

per essere capaci di graffiare l'anima

a chi abbiamo accanto.

In questo mondo pieno di sarti

tutti capaci di attaccarti addosso in fretta

senza tanto pensarci, un mucchio di etichette

che non rimane fuori nemmeno un'unghia dei pie

sarebbe bello ritrovare uno di questi giorni

un paio di ali come i passeri.

Poter andare a nascondersi fra

i rami di quell'albero che

al tempo dei piedi appoggiati sul triciclo

ci sembrava grande come un gigante.

E in questo correre pieni di rabbia

per voler a tutti i costi arrivare lontano

accorgersi che invece sarebbe tanto più bello

ritrovarsi lì, dove tutto è iniziato,

quando c'era ancora una briciola di sentimento.

Perché se per disgrazia

si rompe il filo di questo modo di vivere,

adesso, anche se siamo adulti,

non siamo più capaci di giuntarlo,

non siamo più capaci di fare nodi che tengano.